Il resoconto del confronto al colloquio di Bruxelles

Che cosa hanno detto i relatori all’incontro promosso da Ossigeno il 6 novembre 2019 al Press Club – Come fare un passo avanti contro le intimidazioni 

La proposta di Ossigeno per l’Informazione, di unire in uno sforzo coerente e congiunto associazioni non governative, istituzioni, sindacati e politici allo scopo di fare un passo avanti nella lotta all’impunità per i reati contro i giornalisti, ha raccolto un generale consenso al “Colloquium” che si è svolto il 6 novembre 2019 al Press Club di a Bruxelles . L’incontro è stato arricchito dalla testimonianza del giornalista Paolo Borrometi, vicedirettore dell’ AGI, che ha parlato delle varie fasi della sua vita sotto scorta iniziata dopo l’aggressione subita sei anni fa.

L’utilità di un incontro di questo tipo è  stata sottolineata dal presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, nel messaggio che ha inviato a Ossigeno augurando buon lavoro. “E’ necessario – ha scritto David Sassoli – intraprendere azioni più incisive capaci di coordinare il lavoro delle istituzioni, delle ONG, dei sindacati, per creare nuovi spazi di dibattito e discussione che affrontino il problema in maniera più diretta”. Il Parlamento europeo, ha aggiunto, “sarà in prima linea intraprendendo azioni di supporto e non solo di mera denuncia” (Leggi il testo integrale del messaggio).

I lavori sono stati aperti da Adeline Hulin (UNESCO), che ha presentato le statistiche aggiornate sull’uccisione dei giornalisti nel mondo. La situazione si è aggravata di anno in anno, ha detto Hulin.

A sua volta Suzanne Vanderzande, funzionaria della Commissione europea (DG Connect), ha confermato l’impegno di proseguire nello sforzo che in questi anni ha portato all’approvazione di due importanti direttive (copyright e protezione dei whistle-blowers) e a sostenere anche finanziariamente dei progetti validi formulati dalle associazioni non governative nel campo del monitoraggio e dell’assistenza ai giornalisti vittime di attacchi ingiustificati e anche a studi e ricerche per stabilire alcuni indicatori del livello di libertà della stampa quali quelli del pluralismo dei media. 

“Abbiamo bisogno di un codice penale più chiaro sul modo di punire i crimini contro i giornalisti e i media” ha detto poi l’eurodeputato europeo Brando Benifei (PD) “e dobbiamo sostenere il giornalismo di qualità anche sul piano finanziario”. Anche se ancora non è chiaro come trasferire questa impostazione negli stati membri, l’on. Benifei ha detto che il Parlamento europeo lavorerà in questa direzione e inoltre cercherà il modo di far rispettare a tutti i paesi membri gli standard della libertà di stampa. 

Un quadro delle violenze e violazioni contro la libertà di stampa nel mondo è stato illustrato dal responsabile per i diritti umani del sindacato internazionale dei giornalisti (IFJ-EFJ), che ha spiegato come esso sia impegnato a difendere non solo le condizioni di lavoro dei giornalisti ma anche il giornalismo in quanto bene pubblico.  Iniziative a difesa di questo bene e di denuncia delle violazioni della libertà di stampa sono nate negli ultimi anni in molti paesi specie in Sudamerica e Africa e nelle Filippine. Il giornalismo è un bene pubblico e bisogna fare di più per difenderlo, ha detto, anche prevedendo il rispetto del diritto all’informazione fra le clausole previste per i paesi che chiedono l’adesione all’Unione europea. 

Un esempio di concretezza, su che cosa, di meglio e di più, può fare in questo campo un sindacato dei giornalisti, è venuto da VVJ, l’organizzazione sindacale dei giornalisti fiamminghi del Belgio. Charlotte Michils, esperta legale di VVJ, ha presentato i primi risultati del monitoraggio delle più gravi violazioni della libertà di stampa avvenute in Belgio, appena avviato. Le violazioni registrate negli ultimi 8 mesi sono state 11, sono state classificate in base alla natura della violazione e rese note. Queste segnalazioni sono state inviate alla piattaforma del Consiglio d’Europa per la sicurezza dei giornalisti. 

Alberto Spampinato, direttore di Ossigeno, ha definito utile l’incontro, in quanto ha realizzato proprio l’intento di unire in modo trasversale organizzazioni sociali, istituzioni, sindacati e i loro singoli rappresentanti più interessanti a collaborare tra loro per formulare idee e proposte nuove, più concrete di quelle finora prese in esame. Nei paesi occidentali come Italia e Belgio, ha detto Spampinato, bisogna innanzitutto vincere lo scetticismo che impedisce di adottare misure la cui utilità è fuori discussione. Bisogna usare l’arma di convinzione più potente che esiste: il linguaggio dei fatti, il monitoraggio delle violazioni, ben documentato e certificato, fatto sullo stesso territorio in cui l’episodio si è verificato. Proponiamo di sperimentare questo strumento che in Italia è stato veramente efficace (Leggi il testo integrale dell’intervento).

Paolo Borrometi ha rievocato i suoi sei anni di minacce e aggressioni e la sua vita sotto scorta. La sua sofferta testimonianza ha portato i partecipanti di fronte alla dimensione più drammatica del problema dei giornalismo che rivelano verità scomode. “Ho deciso di fare il giornalista da ragazzo – ha detto – quando ho conosciuto la storia esemplare di Giovanni Spampinato che era stato ucciso molti anni prima nella stessa zona della Sicilia in cui sono cresciuto io e nella quale io stesso sono stato aggredito e minacciato per i miei scoop. Fra l’altro sono stato minacciato da un capomafia che controllava la produzione agricola di eccellenza: i pomodorini di Pachino”.   “Con le mie notizie – ha proseguito  – ho disturbato affari illeciti che valevano milioni di euro. Di questo si sono lamentate, quando sono stato interrogato dai magistrati, pretendendo di avere ragione, le persone che mi avevano minacciato.. Sto attraversando ora una fase che mi rattrista molto perché dopo le minacce sto subendo una campagna di denigrazione che coinvolge anche i miei familiari”. Noi giornalisti dobbiamo fare veramente rete per aiutarci anche al di là dei confini. “Non dimenticherò mai – ha concluso – l’ultimo messaggio che mi mandò Daphne Caruana Galizia sottolineando l’importanza della collaborazione fra di noi sulle notizie che riguardavano traffici illeciti che coinvolgono più paesi e il reciproco sostegno tra giornalisti di paesi vicini” come lo sono l’Italia e Malta.

Marino Ficco, esponente  dell’Associazione “Basta” in Belgio che fa parte di una rete antimafia estesa ad alcuni paesi europei, ha detto che occorre un’opera di formazione e di educazione per far capire quanto sia importante la libertà di informazione e quanto sia insidiosa la minaccia della criminalità organizzata. Noi, ha detto, facciamo questa attività con il volontariato e soprattutto con incontri nelle scuole. Per questo aderisco a questo invito perché sia il cuore dell’Europa a prendere misure contro questo fenomeno”.

Dopo il colloquio al Press club, Paolo Borrometi e i rappresentanti di Ossigeno hanno partecipato a un incontro al Parlamento europeo sul tema “Lotta alla criminalità organizzata: verso una soluzione europea” promosso dall’europarlamentare Caterina Chinnici (PD) membro della commissione Libe (libertà civili e diritti umani). Durante l’incontro è stata sottolineata l’importanza dell’informazione libera e indipendente ai fini della lotto alla criminalità organizzata.

A tal proposito l’on. Chinnici, Paolo Borrometi e altri hanno ricordato i giornalisti che sono stati uccisi in Italia dalla mafia e il valore del loro impegno civile (Leggi il comunicato stampa).

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MLF

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