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Querele, freelance, editori. Chi paga le spese legali per gli articoli pubblicati?

La manleva dell’azienda a favore dei giornalisti è poco applicata – Come invocarla e renderla sempre applicabile – Il caso di Vanessa Valvo assolta dopo 7 anni

OSSIGENO 1 marzo 2022 – Vanessa Valvo, giornalista freelance accusata di diffamazione a mezzo stampa, è stata prosciolta dopo sette anni di processo (leggi). Secondo Ossigeno, nulla poteva essere rimproverato fin dall’inizio alla giornalista, in quanto il semplice richiamo formale all’inchiesta “Mafia Capitale” contenuto nel suo articolo in quel momento era semplicemente la citazione di un fatto vero e doverosamente pubblicato, il corretto esercizio del diritto di cronaca, considerando l’eco dell’inchiesta romana in quella piccola comunità e il fatto che in quella inchiesta appariva coinvolta la sede di una nota Cooperativa locale, vincitrice di appalti pubblici e operante sul territorio su incarico dell’Amministrazione Comunale.

Ossigeno per l’informazione sottolinea la lunghezza spropositata, ma non rara, del processo di primo grado che ha reso più pesante il carico di preoccupazione e di angoscia dell’accusata. Ma oggi prevale la soddisfazione per l’esito, per il ravvedimento finale del parroco che la querelò per due articoli evidentemente inoffensivi redatti esercitando il diritto di cronaca e di critica.

Ossigeno esprime soddisfazione anche per il fatto che il giornale “L’Alto Milanese” che ha pubblicato gli articoli, ha assunto l’onere delle spese attribuite alla giornalista che aveva firmato gli articoli.

Inizialmente la vicenda aveva generato qualche perplessità di Ossigeno proprio sotto questo aspetto, che ripropone un problema che andrebbe meglio regolato anche sul piano contrattuale e civilistico: quello della responsabilità dell’editore di coprire le spese legali degli autori degli articoli che ha pubblicato. Molti editori non assumono questa responsabilità. Rimangono scoperti molti giornalisti dipendenti da aziende editoriali e soprattutto i collaboratori esterni, i freelance.

Il  problema è molto serio. È stato individuato da anni, si è manifestato molte volte, se n’è parlato  ma è tuttora irrisolto. Si continua a rinviarlo e intanto il vuoto normativo danneggia una percentuale di giornalisti sempre più alta.

Sono pochi in Italia gli editori che si fanno carico delle spese legali e degli eventuali risarcimenti dovuti dall’autore di un articolo da loro pubblicato dopo essere stato esaminato e validato dalle figure professionali incaricate dall’editore a svolgere questo compito. Ovviamente chi si assume questa responsabilità si riserva la facoltà di rivalersi nei confronti dell’articolista che ha agito con dolo o malafede.

Attualmente questa responsabilità dell’editore non è prevista dalla legge né dai contratti di lavoro, come sarebbe necessario. La conseguenza è che molti giornalisti (soprattutto i freelance come Vanessa Valvo e i cronisti a basso reddito) quando sono accusati di diffamazione per ciò che hanno pubblicato, devono sostenere di tasca propria spese considerevoli di difesa e di giudizio, anche quando sono stati accusati ingiustamente o pretestuosamente da chi brandisce le querele come armi intimidatoria. In molti casi, alla fine del processo, queste spese rimangono a carico del querelato anche se viene assolto.

Questa volta, per fortuna, non è stato così, e se ne dà atto al giornale. Questa vicenda dà lo spunto per raccomandare a tutti i giornalisti e soprattutto ai freelance di premunirsi, in attesa di norme esplicite più adeguate, chiedendo ai giornali che pubblicano loro articoli, post o contenuti informativi di altro tipo, un impegno scritto per il pagamento delle spese legali derivanti dalla pubblicazione dei loro contenuti, da procedimenti giudiziari contro di loro, rivolgendosi quando necessario all’Ufficio di assistenza legale gratuita di Ossigeno. ASP

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