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Processo Rocchelli. Markiv voleva evadere

Testimonianze e consulenze a Pavia alla sesta udienza del processo in Corte d’Assise


*Questa cronaca di Giacomo Bertoni è stata prodotta da Ossigeno per l’informazione in collaborazione con La Provincia Pavese, Unione Nazionale Cronisti Italiani, Ordine Giornalisti Lombardia per integrare le cronache dei media con un resoconto oggettivo, puntuale ed esauriente dello svolgimento del processo in corso al Tribunale di Pavia in cui è imputato il presunto responsabile dell’uccisione del fotororeporter italiano Andrea Rocchelli e del giornalista russo Andrey Mironov. Questo testo è stato pubblicato sul sito web ossigeno.info ed è stato inviato a Vienna al Rappresentante per la Libertà dei Media dell’Osce, che segue con attenzione la vicenda. Leggi qui i precedenti articoli

Vitaly Markiv, imputato per l’omicidio del fotoreporter pavese Andy Rocchelli, progettava una fuga dal carcere pavese di Torre del Gallo. Lo ha rivelato, venerdì 25 gennaio 2019, durante la sesta udienza del processo a carico del militare italo ucraino, AngeloNapolitano, comandante capo della polizia penitenziaria della casa circondariale di Pavia. L’udienza si è tenuta nell’aula della Corte d’Assise del Tribunale di Pavia.

«Markiv è stato detenuto nel carcere di Torre del Gallo dal 1 al 22 luglio del 2017 e – ha spiegato

Napolitano – durante la sua detenzione, nel quadro delle attività investigative, sono state fatte delle intercettazioni ambientali. Da queste, e dal racconto di un compagno di cella, è emerso che Markiv stava progettando un piano per fuggire dal carcere. Secondo quanto riportato dal compagno di cella, Markiv avrebbe dovuto simulare un malore durante la notte e chiedere di essere ricoverato urgentemente in infermeria. A quel punto, avrebbe dovuto aggredire l’agente colpendolo con una penna al collo, all’altezza dei vasi sanguigni, rubargli le chiavi e fuggire dal carcere».

Dopo i dettagli rivelati dal detenuto, la questura di Pavia lanciò l’allarme. «La situazione era molto delicata – ha ricordato il comandante – perché era luglio e in quelle settimane, a causa delle ferie, c’erano meno agenti in servizio, specialmente durante il turno di notte. Perciò abbiamo chiesto il trasferimento del detenuto, che è stato trasferito nel carcere di Opera, dove era possibile garantire un maggiore livello di sorveglianza».

Questa ricostruzione è stata considerata fuori luogo dal difensore di Markiv, l’avvocato Raffele Della Valle. «Questi – ha detto – sono elementi di colore che contribuiscono a creare un’immagine a tinte fosche di Markiv, ma  non sono legati  a quanto è avvenuto il 24 maggio del 2014».

È stato poi il turno del luogotenente Benedetto Vinciguerra, chiamato dal pubblico ministero Andrea Zanoncelli in quanto considerato uno dei massimi esperti italiani di armi a tiro lungo. A Vinciguerra sono stati mostrati i video girati dal fotoreporter francese William Roguelon, l’unico sopravvissuto all’attacco costato la vita ad Andy Rocchelli e ad Andrei Mironov, e i video e lefoto recuperate dal tablet sequestrato a Markiv. Dopo aver esaminato i video e ascoltato i rumori degli spari Vinciguerra ha detto: «Nel video che mostra il taxi dei fotoreporter crivellato di colpi si riconoscono danni alle portiere causati da mitragliatrici, ma anche danni al tetto causati da schegge di bombe o mortai. I rumori sembrano prodotti da armi portatili e forse da qualche bomba in lontananza». La testimonianza è stata lunga e complessa: nelle immagini mostrate dal Pm, il luogotenente ha identificato vari tipi di armi, molto diverse fra loro: da un carro armato Btr-80 a diversi fucili Ak74 di produzione russa, mine antiuomo di provenienza americana e bombe a mano. Non è stato però possibile identificare in modo univoco l’arma ha causato gli squarci più profondi sul tetto del taxi.

Il Pm ha poi chiamato in aula Marco Ballardini, che si è occupato dell’esame esterno della salma di Rocchelli, dopo l’autopsia effettuata in Ucraina: «Le lesioni riscontrate sul corpo – ha spiegato

Ballardini – sono compatibili con l’esito dell’autopsia. Si tratta di lesioni da esplosione di ordigno,in modo particolare nella parte destra del collo, in prossimità di importanti vasi sanguigni. Sul braccio destro erano visibili i segni di numerose schegge». Nella prossima udienza, fissata per venerdì 8 febbraio, saranno chiamati a comparire due senatori ucraini. Giacomo Bertoni /ASP

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