Libertà di stampa

98,3% è il tasso di impunità in Italia misurato da Ossigeno

Per gli attacchi ingiustificabili a giornalisti e blogger rilevati e accertati dall’Osservatorio dal 2011 al 2018. Solo negli ultimi mesi c’è stato qualche miglioramento

In Italia soltanto l’1,7% dei giornalisti vittime di varie tipologie di attacchi ingiustificati riceve giustizia. L’impunità è pari al 98, 3%.

Il dato inedito emerge dal calcolo che l’Osservatorio ha realizzato grazie alla minuziosa e puntale contabilità dei casi di attacchi ai giornalisti – verificati dal 2011 ad oggi – che Dario Barà tiene per il team di Ossigeno.

Secondo questa contabilità, sono 3122 i cronisti vittime di intimidazioni in questi otto anni.

Il confronto fra il tasso di impunità misurato un anno fa e quello calcolato a ottobre 2018 conferma che l’impunità è ancora altissima, ma fa intravedere anche l’avvio di un trend positivo. L’anno scorso, infatti, era soltanto l’1,3% dei giornalisti ad essere stato giuridicamente riconosciuto “vittima” di un attacco. L’impunità, ad ottobre 2017, calcolata sempre a partire dal 2011, era pari al 98,7 %.
La percentuale dal 2017 al 2018 si è abbassata dello 0,4%, ma è significativo concentrare l’attenzione su quanto è accaduto nell’ultimo anno.
Nel calcolo sono stati inseriti non soltanto quei procedimenti nei confronti di aggressori che sono già arrivati a conclusione, ma anche i casi in cui il procedimento per punire chi in vario modo – con aggressioni fisiche, avvertimenti, minacce, querele o richieste di risarcimento danni – ha tentato di mettere a tacere un giornalista. Per convenzione verrà utilizzato di seguito il termine “aggressore” per indicare tutti coloro che tentano di tacitare un giornalista.

CHE COSA E’ CAMBIATO NELL’ULTIMO ANNO
Dal 1 ottobre 2017 al 15 ottobre 2018 Ossigeno ha verificato attacchi ingiustificati nei confronti di 316 giornalisti.

E’ interessante notare che in questo stesso arco di tempo gli aggressori di 31 giornalisti sono indagati, sotto processo o condannati.

In particolare sono 26 i giornalisti che hanno visto il proprio aggressore condannato; altri 5 di questi aspettano ancora giustizia, ma il procedimento è in corso.
Gli aggressori di nove di questi 31 giornalisti sono stati puniti negli ultimi dodici mesi nonostante gli episodi di minaccia risalgano ad anni precedenti a quello preso in considerazione.

E’ il 7% dei giornalisti minacciatati tra ottobre 2017 e ottobre 2018 ad aver ottenuto giustizia in questo stesso periodo, con la condanna del proprio aggressore.
Aggiungendo, seppur con qualche forzatura, a questo dato i nove giornalisti che hanno ottenuto giustizia tra ottobre 2017 e ottobre 2018 per episodi di anni precedenti (2,9%), la percentuale dei giornalisti che ha ottenuto giustizia negli ultimi 12 mesi sale a 9,9 (7+2,9). Pertanto in questo periodo di riferimento l’impunità è pari al 90,1%.

QUALI SONO LE TIPOLOGIE DI MINACCIA CLASSIFICATE SECONDO IL METODO DI OSSIGENO
In questi anni di monitoraggio dei casi di violazione alla libertà di stampa e di espressione in Italia, Ossigeno ha messo a punto un metodo di classificazione che comprende cinque diverse macro-categorie con34 micro-categorie. Con esse l’Osservatorio identifica la tipologia di minaccia della quale è vittima il giornalista o l’operatore dell’informazione.
Dei 26 giornalisti che da ottobre dello scorso anno al 15 ottobre di quest’anno hanno ottenuto giustizia, Ossigeno ha registrato che:
-16 sono state vittime di aggressioni o avvertimenti;
-9 sono vittime di quelli che definiamo per convenzione abusi legali;- 1 di ostacolo all’informazione.

Pertanto, spostando l’attenzione sul tipo di condanna ricevuta dagli aggressori risulta che:
-5 sono stati condannati per minaccia;
-2 per diffamazione;
– 2 per tentata violenza;
-3 per violenza privata;
– 2 per lesioni;
– 1 lite temeraria
-2 hanno ricevuto un Daspo.
A questi si aggiungono 6 casi nel quale il giudice ha stabilito che il querelante o l’attore dovesse sostenere il pagamento delle spese processuali.

LE NOVITA’ – Rispetto ai dati elaborati negli anni scorsi, negli ultimi dodici mesi sono state registrate due condanne al Daspo per coloro che hanno aggredito giornalisti sportivi durante il loro lavoro sul campo. Il provvedimento di divieto di accesso alle strutture sportive è sintomatico della crescente insofferenza e violenza anche nei confronti dei giornalisti che si occupano di sport. Dunque, le minacce non riguardano esclusivamente i cronisti che raccontano vicende di cronaca nera e giudiziaria.

L’altro elemento innovativo, rispetto allo scorso anno, è rappresentato dalle 4 condanne per le quali il giudice ha riconosciuto l’aggravante del metodo mafioso. E’ il caso delle condanna per gli autori delle minacce a Paolo Borrometi, il giornalista di Ragusa che vive sotto scorta e che, nella primavera scorsa, era al centro di un piano criminale volto ad ucciderlo; e ancora, il caso della condanna per la famigerata testata a Daniele Piervincenzi da parte di un esponente della famiglia Spada di Ostia.

L’episodio della testata a Piervincenzi è stato  – grazie anche alla forze dell’immagine – uno spartiacque su due fronti: l’opinione pubblica, rendendo manifesto un fenomeno poco conosciuto; la giurisprudenza. Per esempio, da allora, nei processi che si svolgono nella Capitale viene riconosciuta l’aggravante dell’associazione e/o del metodo mafioso.

I dati illustrati fanno vedere quanto i giornalisti in Italia siano vittime di questo tipo di attacchi. Le percentuali dimostrano quanto possa essere difficile fare questo mestiere. Sin dall’inizio della sua avventura Ossigeno ha incontrato diffidenza nell’accettazione del fenomeno. I primi a negare l’esistenza del problema erano paradossalmente gli stessi giornalisti. Dopo dieci anni di puntuale e sistematico monitoraggio, possiamo affermare che il tabù non è più tale.
Il fatto che si scriva e si discuta di giornalisti e di giornalismo sotto attacco contribuisce certamente a fare emergere vicende, storie, episodi, volti che altrimenti sarebbero rimasti nel buio. Probabilmente, rispetto al passato, ad aumentare non sono tanto – o soltanto – gli attacchi agli operatori dell’informazione ma il fatto che vengano monitorati, denunciati, ampliando la rete di solidarietà intorno alle vittime. E ciò contribuisce ad elevare la consapevolezza generale intorno a un problema che riguarda non questo o quel cronista ma la stessa democrazia del Paese.

RDM

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