Editoriale

La brutta annata é finita ma 2020 é partito male

Questo articolo è disponibile anche in: Inglese

La gravità del fenomeno delle intimidazioni è ormai nota e documentata, ma le contromisure tardano ad arrivare

Il primo mese del nuovo anno conferma tristemente il trend negativo del 2019 e la gravità di una situazione che è nota da tempo, che si protrae, che non si può fingere di non vedere. Ormai la situazione è stata ampiamente documentata e descritta in ogni aspetto, insieme alle contromisure e ai provvedimenti adeguati e possibili, richiesti a vari livelli e attesi da tempo. Eppure si ha l’impressione che si preferisca attendere, invece di procedere alla cura. E’ doveroso dirlo analizzando il fenomeno da un punto di osservazione privilegiato, in quanto indipendente, come può esserlo un laboratorio di analisi cliniche.

Per quanto riguarda il 2019, le rilevazioni di Ossigeno per l’Informazione hanno confermato che per i giornalisti e i media italiani è stato un anno negativo, andato male come gli anni che lo hanno preceduto, senza segni di miglioramento, e non soltanto per quanto riguarda l’andamento del problema più grave e drammatico, che rende difficile e rischioso il loro lavoro: quello che si manifesta con intimidazioni, minacce e querele ritorsive nei loro confronti per convincerli a non occuparsi di determinate notizie.

Il 2019 è andato male anche per i problemi insoluti che riguardano l’occupazione, le retribuzioni, la previdenza dei giornalisti e le riforme legislative promesse, dovute e attese da decenni, a cominciare dalla revisione dei codici e della correzione degli aspetti punitivi della legge sulla stampa del 1948, necessarie al fine di eliminare lacci e lacciuoli che contribuiscono a rendere l’attività editoriale e giornalistica un percorso irto di pericoli e ostacoli. Bisogna ricordarlo, perché ciò rende ancor più preoccupante l’andamento del fenomeno specifico delle intimidazioni che Ossigeno per l’Informazione tiene sotto osservazione in modo più specifico e diretto attraverso il suo osservatorio. Ed è proprio su questo problema che intendo soffermarmi, al di là di considerazioni più generali svolte a parte (Leggi editoriale).

Nel 2019 il numero delle intimidazioni e degli altri atti di censura violenta è rimasto alto. Molti episodi rilevati sono stati gravi e risultano impuniti, come spiegano i dati statistici che abbiamo reso pubblici (Leggi).

Questi dati dicono nel modo più eloquente come stanno le cose. Invitiamo a leggerli bene per comprenderne l’attendibilità, per distinguere queste statistiche da altre che indicano meno intimidazioni in qunto descrivono una parte ben circoscritta del fenomeno, come facciamo osservare in un altro articolo (leggi).

Semmai i dati di Ossigeno sono criticabili per difetto di rappresentazione, perché riguardano solo una parte degli episodi che si sono verificati in Italia: quelli rilevati e certificati direttamente dall’Osservatorio Ossigeno sulla base di un rigoroso controllo dei fatti. Questo lavoro è svolto da una piccola squadra di esperti che dispone di pochi mezzi e pertanto riesce a intravvedere, documentare, certificare e descrivere soltanto una parte del fenomeno. Quella che definiamo la punta dell’iceberg.

Chi vuole comprendere meglio come Ossigeno produce questi dati, che cosa e quanta parte della realtà rappresentano, può leggere la metodologia scientifica impiegata, resa nota fin dal 2013 Leggi. Presupposti di questa metodologia sono l’autonomia di giudizio e l’indipendenza da ogni centro di potere. Altro presupposto è la verifica rigorosa di ogni episodio di minaccia o intimidazione rilevato, indispensabile per evitare la diffusione di fake news che danneggerebbero in primo luogo i veri minacciati. L’ultimo presupposto è la diffusione pubblica di notizie sugli episodi accertati, in modo che chiunque possa avanzare eventuali obiezioni sui singoli episodi.

A garanzia dell’autonomia indispensabile per svolgere questo compito, Ossigeno si impone precise limitazioni: opera con scarsi mezzi, come un osservatorio low cost, avvalendosi esclusivamente di donazioni spontanee e disinteressate, rinunciando alla pubblicità e alle sponsorizzazioni e utilizzando il volontariato professionale gratuito.

I DATI DEL 2019 – Nel 2019 Ossigeno ha rilevato 433 intimidazioni e minacce nei confronti di altrettanti giornalisti e blogger. Su 236 di questi episodi ha eseguito una verifica dettagliata e approfondita. Sui restanti 197 episodi, invece, per mancanza di adeguate risorse, ha operato un controllo meno approfondito che ha permesso di classificarli come “molto probabili”. Questi ultimi episodi non sono conteggiati nel Contatore delle minacce di Ossigeno, che segna 4023 minacciati in Italia dal 2006 a oggi e tiene conto soltanto degli episodi accertati in modo approfondito dall’Osservatorio. Per lo stesso motivo questo Contatore non tiene conto neppure in parte delle statistiche ufficiali, secondo le quali ogni anno in Italia si producono migliaia di intimidazioni dovute a querele e cause pretestuose e infondate per diffamazione a mezzo stampa. Dati più dettagliati sono consultabili (Leggi) e altri più completi saranno inseriti nel prossimo Rapporto.

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