Giornalisti minacciati. Il paradosso italiano rimpicciolito e nascosto in Europa

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I centri di monitoraggio dell’Unione Europea e del Consiglio d’Europa segnalano dieci-volte volte meno minacce di Ossigeno

OSSIGENO 19 MAR 2021 – di Luciana Borsatti e Maria Laura Franciosi – E’ con interesse, ma anche delusione, che abbiamo seguito per conto di Ossigeno per l’Informazione la conferenza online MFRR Summit – Locked Down: Protecting Europe’s Free Press, evento promosso dallo European Centre for Press and Media Freedom di Lipsia (Ecpmf) e dal progetto Media Freedom Rapid Response (MFRR, appunto): quattro giorni di dibattito – dal 17 al 20 marzo –  dedicati ai diversi ostacoli alla libertà di stampa in Europa, dall’impatto della pandemia sulla libertà dei media e sul diritto pubblico all’informazione ai rischi nel coprire le proteste fino alle campagne d’odio e diffamazione sui social.

Interesse perché al progetto, avviato nel 2020 e finanziato dalla Commissione Europea, concorrono varie altre organizzazioni fra cui Article 19, International Press Institute (Ipi), Federation of European Journalists (Efj), Free Press Unlimited, Università di Lipsia e Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa (Obct): lo scopo è di individuare, monitorare e contrastare le violazioni alla libertà di stampa nei Paesi Ue e in quelli candidati ad entrarvi, prevedendo anche di fornire “sostegno pratico e legale” per proteggere i giornalisti e i lavoratori dei media, anche tramite la sensibilizzazione del pubblico. Delusione perché, ancora una volta, Ossigeno ha dovuto constatare che MFRR, come anche la Piattaforma dedicata del Consiglio d’Europa, faccia ancora poco per prendere atto delle minacce cui sono sottoposti i giornalisti italiani e per sostenerli nel loro lavoro. E questo nonostante Ossigeno per l’informazione – che pur figura tra i soci fondatori della cooperativa europea Ecpmf, ma non è stata coinvolta nel progetto – continui a segnalare ogni anno, in modo circostanziato, centinaia di episodi di gravi e ingiustificabili attacchi ai giornalisti, e a erogare altrettante azioni di peer support e decine di difese legali gratuiti, in collaborazione con l’Ong britannica Media Defence. Siamo dunque molto preoccupati per la perdurante disattenzione sulla situazione dei giornalisti italiani che segnaliamo da anni tramite il nostro Osservatorio, cercando di dare sostegno concreto ai colleghi pur disponendo di molte meno risorse di quelle a disposizione di MFRR.

La conferenza online è stata aperta dalla Relatrice speciale dell’Onu per la promozione e la protezione della libertà di opinione ed espressione, Irene Khan, e da  un video-messaggio della vicepresidente della Commissione europea, Věra Jourová. Alle sessioni tematiche hanno partecipato una trentina di giornalisti ed esperti da 16 Paesi.

Mapping Media Freedom, i conti che non tornano

Fra le altre sessioni, un seminario sullo strumento  Mapping Media Freedom – creato dallo stesso Ecpmf con Ipi e Efj  e sostenuto dalla Commissione Ue – , in cui si invitava i colleghi a farne uso per denunciare le violazioni nei loro paesi. Ma non si comprende come questo strumento non abbia palesamento tenuto conto, nel valutare la situazione italiana, non solo dei dati dell’Osservatorio di Ossigeno, che da una quindicina d’anni registra e verifica sul terreno centinaia di minacce e di intimidazioni ai cronisti, ma anche di quelli del Ministero dell’Interno italiano.

Nei suoi primi quattro mesi di attività, da marzo a giugno 2020, Mapping Media Freedom ha registrato 126 gravi minacce alla libertà di stampa in circa due terzi dei 33 Paesi che rientrano nell’ambito di competenza. Nel rapporto relativo , Mapping Media Freedom A Four-Month Snapshot,  emerge che i Paesi con il maggior numero di minacce alla libertà di stampa sono stati la Turchia (16), la Germania (14), e l’Italia e il Regno Unito con 11 segnalazioni a testa. Si tratta di minacce di vario tipo, dagli attacchi fisici alle azioni legali e ai tentativi di censura.

Ossigeno per l’Informazione ha registrato in tre di quei quattro mesi in Italia non 11, ma oltre 127 casi di giornalisti minacciati, circostanziati nel suo secondo Rapporto trimestrale aprile-giugno 2020, redatto con il rigoroso metodo di verifica da anni adottato da Ossigeno e disponibile in italiano, inglese e francese. In base a tale metodo Ossigeno ha potuto “accertare” 44 casi di intimidazioni, descritti con nomi e dettagli, e ha giudicato “probabili” altri 83 episodi, che non ha potuto approfondire per mancanza di risorse. Fra i casi registrati nel rapporto vi sono molte aggressioni al cosiddetto giornalismo investigativo, un alto numero di cronisti aggrediti durante l’emergenza Covid e un  proliferare di querele di magistrati contro giornalisti. Nell’intero semestre gennaio-giugno Ossigeno ha registrato un totale di 250 casi di giornalisti minacciati, dato che nel primo trimestre ne aveva già contati 123.  Nello stesso semestre il  “Centro di coordinamento delle attività di monitoraggio, analisi e scambio permanente di informazione sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti” del Ministero dell’Interno, che tiene conto soltanto delle denunce formali alla polizia e non include le azioni legali, ha registrato 83 atti intimidatori nei confronti di giornalisti, in media 15 casi al mese: un trend mensile più che raddoppiato rispetto al biennio 2018-2019.

Nel suo secondo rapporto quadrimestrale (luglio-ottobre 2020), Mapping Media Freedom registrava 114 segnalazioni, 12 delle quali in Italia. Da luglio Ossigeno, per mancanza di risorse, non è più stata in grado di fare un censimento analogo a quello dei trimestri precedenti, ma segnala i dati complessivi per il 2020 resi noti dal ministero dell’Interno. Secondo quanto reso noto il 4 marzo scorso dalla stessa ministra Luciana Lamorgese, nell’interno 2020 gli atti intimidatori sono stati 163, l’87% in più del 2019. Ai primi di marzo gli episodi erano già 23.

Nel suo primo anno di attività, cominciato appunto nel marzo 2020, Mapping Media Freedom ha registrato intanto 378 segnalazioni, corrispondenti a 1159 persone o entità connesse ai media attaccate, in 29 dei 33 Paesi in esame. Sempre nel 2020 la Platform to Promote the Protection and Safety of Journalists del Consiglio d’Europa ha contato 201 segnalazioni, 11 delle quali in Italia.

OSSIGENO per l’Informazione, come in altre occasioni (l’ultima nel dare il suo contributo al rapporto sull’attuazione dello stato di diritto nell’Unione della Commissione Ue) invita le istituzioni europee e le altre organizzazioni dei giornalisti a considerare i rischi di una simile sottovalutazione del fenomeno degli attacchi alla libertà di stampa e al diritto alla informazione in un Paese fondatore dell’Unione Europea e di consolidate tradizioni democratiche. E chiede anche a tutti gli osservatori  europei se non ritengano che questa sottovalutazione del caso italiano possa essere un segnale d’allarme per sollecitare maggiore attenzione anche su ciò che avviene in altri Paesi europei di consolidata tradizione europeista e democratica. Ossigeno inoltre  in questa circostanza rinnova l’appello alle forze politiche e alle istituzione italiane per la creazione di un’Agenzia indipendente collegata con la società civile per monitorare le minacce ai giornalisti e ai difensori dei diritti umani.

LB MLF

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