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Giornalisti minacciati. Ossigeno alla Regione Lazio

Alla prima e terza commissione presentati i dati annui sulle condanne per diffamazione a mezzo stampa in Italia: comminati 103 anni di pene detentive in primo grado. Infondate 90 querele su 100. Chi querela di più

Roma, 10 ott. (askanews) – Centotré anni di galera ai giornalisti, in primo grado nei processi per diffamazione in un anno, ma le querele si rivelano infondate nel 90 per cento dei casi. Oltre alle minacce della criminalità organizzata, le maggiori pressioni nei confronti degli operatori dell’informazione provengono dalle querele temerarie di politici, di grandi società, e talvolta degli stessi magistrati. È quanto hanno riferito i rappresentanti dell’associazione Ossigeno per l’informazione Alberto Spampinato e Giuseppe Federico Mennella, nel corso dell’audizione congiunta della prima commissione, Affari costituzionali e statutari, affari istituzionali, partecipazione, risorse umane, enti locali, sicurezza, lotta alla criminalità, antimafia, e della terza commissione, Vigilanza sul pluralismo dell’informazione.

Tema dell’incontro: le minacce ai giornalisti, la libertà di stampa e l’indipendenza dell’informazione. Nel corso dei lavori, presieduti dal presidente della terza commissione, Davide Barillari (M5s), sono stati ascoltati anche Carlo Picozza, per la rete Nobavaglio, e Graziella Di Mambro, coordinatrice della macroarea Articolo 21 dell’Associazione stampa romana, articolazione territoriale per il Lazio del sindacato unitario dei giornalisti.

“Noi di Ossigeno per l’informazione – ha spiegato Spampinato – ci occupiamo di intimidazioni, minacce, abusi nei confronti degli operatori dell’informazione, non solo giornalisti iscritti all’Albo ma anche dei blogger che nel rispetto delle regole fanno informazione. L’osservatorio è stato istituito nel 2008 con il patrocinio morale della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi) e dell’Ordine nazionale dei giornalisti, per documentare e analizzare il crescendo di intimidazioni e minacce nei confronti dei giornalisti italiani”. Spampinato ha ricordato che in Italia sono stati uccisi 11 giornalisti, 2.800 hanno subito minacce, almeno 15 vivono sotto scorta, ma il dato più rilevante rimane sommerso.

Nel corso dell’audizione ha fatto ingresso la polemica politica scaturita dalle recenti dichiarazioni del vicepresidente del Consiglio dei ministri Luigi Di Maio, a proposito della vicenda di Repubblica e l’Espresso, e su alcune dichiarazioni dello stesso presidente pentastellato della terza commissione, Barillari, su un servizio apparso nel Tg1. Marta Bonafoni (Lista Zingaretti) ha ricordato «gli attacchi dell’attuale governo nei confronti dei giornalisti e delle giornaliste, che minaccia, attraverso il sottosegretario Crimi di chiudere i rubinetti all’editoria, peraltro già chiusi» e ha chiesto a Barillari di evitare di chiedere l’incontro annunciato con i vertici Rai. (Fonte Askanews)

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