Libertà di stampa

Difensori dei diritti umani. L’Osce studia raccomandazioni per il Governo italiano

Il contributo di Ossigeno per l’Informazione alla missione effettuata in Italia nel 2019 e alla consultazione online che si è svolta il 9-10 novembre 2010

OSSIGENO 12 NOVEMBRE 2020 – Il 10 e l’11 novembre 2020, la giornalista Luciana Borsatti ha rappresentato Ossigeno per l’Informazione al seminario online organizzato dall’(ODIHR, l’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell’OSCE che ha sede a Varsavia. Leggi il suo intervento

Nel corso del seminario è stato esaminato il quadro dei problemi dei difensori dei diritti umani emerso dalla missione di accertamento effettuata in Italia dal 10 al 18 febbraio 2019 da questa organizzazione. Sono state inoltre discusse le raccomandazioni che l’OSCE/ODIHR intende rivolgere alle autorità del nostro paese. Saranno formulate tenendo conto delle idee e proposte dei partecipanti. Alcune di queste raccomandazioni riguardano le violazioni del diritto di informazione, le intimidazioni ai giornalisti, le norme sulla diffamazione a mezzo stampa.

I rappresentanti di Ossigeno per l’Informazione erano già stati consultati dagli inviati dell’Osce/Odihr nel corso della visita del 2019 e avevano fornito documenti aggiornati e dati sulle violazioni del diritto di informazione in Italia. Queste informazioni sono confluite nella relazione che Osce/Odihr ha sottoposto alla discussione e renderà pubblica tenendo conto anche del seminario del 10-11 novembre 2020, per mettere in luce i nodi ancora da sciogliere nei vari settori di attività dei difensori dei diritti umani. Com’era prevedibile, la questione dei migranti riveste la massima attenzione, ma sono stati fra l’altro affrontati anche i tempi dei discorsi d’odio online e più in generale della protezione dei difensori dei diritti umani. Anche i problemi che limitano la libertà di stampa e il diritto all’informazione occupano un posto di rilievo in questa rappresentazione.

Ossigeno ha fornito dati ed elementi di valutazione proprio in questo campo, sia durante la visita del 2019 sia con gli interventi di Luciana Borsatti al seminario online, con le comunicazioni che sono sintetizzate nel documento che si può leggere a questo LINK .

In Italia le minacce e intimidazioni rivolte ai giornalisti che raccolgono e diffondono informazioni di interesse pubblico nel rispetto della legge e dell’etica giornalistica – ha sostenuto fra l’altro la rappresentate di Ossigeno, nel suo intervento – sono gravi e numerose, sono in gran parte incontrastate e impunite. Sebbene siano evidenti violazioni del diritto di informazione previsto dall’articolo 10 della Convenzione Europea dei diritti umani, questa loro natura viene ancora riconosciuta raramente dai cittadini, dalle forze politiche, dalle istituzioni ed è sottovalutata da alcune organizzazioni internazionali  che pur dedicano attenzione a questi problemi.

A questo proposito Ossigeno ha fatto osservare (leggi) che il primo Rapporto della Commissione Europea sull’attuazione dello Stato di diritto nell’Unione Europea, pubblicato a ottobre del 2020, contiene una contraddizione. Esso considera il rispetto della libertà di informazione un indicatore dell’attuazione dello stato di diritto in ogni singolo paese europeo. Questa è una novità che merita pieno apprezzamento. Ma poi il rapporto non dà correttamente conto del numero di minacce e intimidazioni ai giornalisti effettivamente accertate in ogni singolo paese. Questo è vero in particolare per quanto riguarda l’Italia. Riguardo a questo paese l’Osservatorio Ossigeno, e autonomamente anche il Ministero dell’Interno italiano, hanno documentato un numero di intimidazioni da 10 a 30 volte superiore. Ossigeno trova inspiegabile questa reticenza e invita le istituzioni pubbliche ad aprire bene gli occhi quando osservano la cruda realtà attraverso i dati resi pubblici dalle ONG e da altre istituzioni pubbliche.

Durante il seminario dell’Odihr Ossigeno ha inoltre denunciato i preoccupanti sviluppi del dibattito parlamentare in corso in Italia per modificare la legislazione in materia di diffamazione a mezzo stampa abolendo la pena detentiva per i colpevoli, come sollecitano le istituzioni internazionali. Al Senato, dove è in corso l’esame della proposta di legge, numerose forze politiche propongono di sostituire il carcere con sanzioni pecuniarie talmente elevate da determinare lo stesso chilling effect per il quale si chiede di abolire il carcere. L’onere di queste multe sarebbe insostenibile anche per i grandi gruppi editoriali. Dato che in Italia l’uso strumentale e pretestuoso delle cause per diffamazione, a scopo intimidatorio, è molto diffuso, sanzioni così alte danneggerebbero il diritto all’informazione e la libertà di stampa non meno delle pene detentive. Tutto ciò avviene dopo che, di recente, perfino la Corte Costituzionale italiana ha definito le pene eccessive e sproporzionate delle cause di un effetto raggelante sulla libertà di informazione. Inoltre Ossigeno ha fatto notare che il Parlamento italiano non ha mai preso neppure  in considerazione l’ipotesi di depenalizzare la diffamazione a mezzo stampa. ASP/LB

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