Ingrandimenti

Proteste per perquisizione e sequestro archivi

Il giornalista Salvo Palazzolo di Repubblica è indagato per aver annunciato un processo a 3 poliziotti accusati di depistaggio 3 ore prima della notifica ai difensori

Ha suscitato un’ondata di proteste la perquisizione a casa del cronista Salvo Palazzolo, redattore giudiziario del quotidiano La Repubblica (edizione di Palermo) ed esperto di mafia. La perquisizione è stata eseguita dai carabinieri il 14 settembre 2018, su mandato della Procura della Repubblica di Catania. Si è conclusa con il sequestro di due telefoni cellulari (quello personale e quello aziendale), del tablet, e di tre hard disk. Il giorno dopo, da Vienna  il Rappresentate dell’Osce per la libertà dei media, Harlem Désir, ha chiesto spiegazioni al governo italiano (leggi) e il ministro della Giustizia Bonafede, con una iniziativa che non ha precedenti, ha inviato i suoi ispettori alla Procura di Catania per accertamenti. LA CONTESTAZIONE – Palazzolo è indagato per rivelazione del segreto d’ufficio, in concorso con un pubblico ufficiale ignoto, per aver pubblicato, lo scorso 8 marzo 2018, sul quotidiano La Repubblica edizione Palermo la seguente clamorosa notizia inedita: la chiusura dell’indagine a carico di tre poliziotti accusati di aver depistato le indagini per scoprire i responsabili della strage di via D’Amelio (l’attentato organizzato da Cosa Nostra in cui, il 19 luglio 1992, a Palermo, rimase ucciso il giudice Paolo Borsellino insieme a cinque agenti della sua scorta). L’articolo aggiungeva che i tre poliziotti avrebbero portato gli inquirenti fuori strada pilotando le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Vincenzo Scarantino (leggi) e perciò sarebbero stati processati per calunnia. La prima udienza era stata fissata per il 20 settembre 2018. La Procura di Catania contesta a Palazzolo di aver dato questa notizia tre ore prima che gli atti venissero notificati ai difensori dei poliziotti, due dei quali, per questo motivo, hanno presentato un esposto chiedendo di perseguire i responsabili della fuga di notizie. Palazzolo è assistito dal team legale della sua testata. I suoi avvocati hanno chiesto al Tribunale del Riesame la restituzione del materiale sequestrato durante la perquisizione. IL PERQUISITO – Palazzolo è assistito dal team legale della sua testata. I suoi avvocati hanno chiesto al Tribunale del Riesame la restituzione del materiale sequestrato durante la perquisizione. “Non rilascio alcuna dichiarazione sull’inchiesta a mio carico – ha detto Salvo Palazzolo a Ossigeno –perché rispetto l’autorità giudiziaria e ho la massima fiducia che la vicenda sarà chiarita. In merito alla vicenda, sento di avere la coscienza a posto. So di aver lavorato bene. Ho informato i cittadini sugli sviluppi di un fatto di grande interesse pubblico”. Palazzolo ha lanciato un appello ai giornalisti italiani, invitandoli a continuare la ricerca per scoprire la verità sulle stragi di mafia (leggi). Il 17 settembre 2018 è stato ascoltato dalla Commissione Antimafia Siciliana, presieduta da Claudio Fava. SOLIDARIETÀ – Il giornalista ha ricevuto solidarietà sia dalle organizzazioni dei giornalisti, sia da varie personalità, anche dall’estero. Attestazioni di solidarietà sono state inviate dall’Ordine dei Giornalisti nazionale e regionale della Sicilia; da Ossigeno per l’Informazione, dall’Unci, dall’Assostampa Sicilia e dalla Fnsi. Quest’ultima, il 20 settembre 2018, in coincidenza con l’inizio del processo di Caltanissetta che vede imputati i depistatori, ha convocato una conferenza stampa nella sua sede di Roma invitando altri giornalisti che hanno subito perquisizioni, intimidazioni, minacce e ritorsioni per aver pubblicato notizie sulla mafia e sulle stragi. Fra le personalità che hanno espresso solidarietà al giornalista, il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando; Salvatore Borsellino; il ministro della giustizia Alfonso Bonafede che, come ha riferito Il Fatto Quotidiano (leggi), ha inviato i suoi ispettori al Tribunale di Catania per verificare la legittimità dell’atto della Procura; il Rappresentante Osce per la libertà dei media, Harlem Desir (leggi) e Reporters Sans Frontieres. RDM  

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