Perché è facile minacciare noi giornalisti

Un brano dell’intervento del giornalista sotto scorta Paolo Berizzi al convegno “Troppe minacce ai giornalisti. Allarme dell’ONU”

Il primo rischio di raccontare ciò che vedi è pratico: c’è chi non digerisce che il giornalista faccia il suo lavoro e per questo lo attacca. Prima cerca di screditarlo, poi passa agli insulti, poi alle minacce, poi agli atti intimidatori. A me è successo questo.

Il secondo rischio è che chi ti attacca si senta, incredibilmente, legittimato a farlo, convinto di godere di una sorta di impunità.

In Italia è in corso da tempo, da parte dei poteri – politici, economici, criminali – un’operazione di delegittimazione dei giornalisti. Che finiscono per diventare facili obbiettivi di ingiurie, avvertimenti, querele bavaglio, aggressioni verbali e fisiche.

Ho fatto una cosa molto semplice. Ho raccontato sul giornale cose che erano sotto gli occhi di tutti da anni, ma tutti, o quasi, non le volevano vedere.

Le ho guardate e le ho raccontate. E per questo – “semplicemente” per questo – oggi sono costretto a vivere sotto scorta.

La ripresa dell’estremismo di destra, il ritorno dei gruppi neofascisti, lo sdoganamento di queste formazioni sono effetti diretti della stagione del nazionalismo e del sovranismo, la stagione delle paure e della rabbia.
Quelli che chiamiamo “lupi solitari” – penso agli attentatori neonazisti e suprematisti, ai Luca Traini tedeschi, americani, neozelandesi – sono lupi ma non sono affatto soli. Fanno parte di un branco numeroso, troppo numeroso. Diffuso, spesso sottotraccia, anche in Italia.

Quando un giornalista finisce sotto scorta è una sconfitta dello Stato. Se poi, nel mio caso, finisci sotto scorta non per mafia – come la quasi totalità degli altri miei colleghi – ma per “motivi politici”, perché sei attaccato da gruppi che sono fuori legge e che non dovrebbero neppure esistere, si arriva addirittura a un paradosso.

La mafia non puoi eliminarla in due giorni. Ma le formazioni neofasciste e neonaziste, sì. E’ bene che lo Stato protegga i cronisti. Ma lo Stato può e deve fare di più. Eliminare la minaccia, chiudere questi gruppi, facendo rispettare la Costituzione antifascista e le leggi.

ASP

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